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A casa nostra

Nel segno del piccolo o grande denaro, grande inquinatore. Si comincia con una riunione di banchieri e imprenditori per organizzare un business tipo furbetti del quartierino. E c'è chi parla un milanese grottesco e macchiettistico. Primo segnale dello scarso amore verso la città. La conferma arriva subito, con alcune inquadrature di Milano, grigia e tragica come una città dell'est dove non è passato l'89. Segue Bianca, prostituta dell'est vessata dal protettore, amata da fuoruscito già strangolatore di donne. Ecco Elodie, prostituta di classe con cocaina, mantenuta da Ugo (Zingaretti) banchiere e personaggio centrale insieme a Rita (Golino) capitano della guardia di finanza che spia il banchiere. Ugo sodomizza l'amante sopra un mobiletto di plastica dopo che lei aveva sedotto Gerry, commesso ambizioso, dedito a posizioni sessuali più consone. Rita è innamorata di un ragazzino e soffre terribilmente per l'accortezza sessuale di lui che non vuole diventar padre mentre lei vorrebbe essere madre. Un inciso: il sesso è sempre tragico e disperato. Bianca va in coma, ed è incinta. Viene tenuta in vita per il parto. Il bambino dovrebbe essere comprato da Ugo, ma rimane alla sorella di Bianca che lo alleverà col fuoruscito.
Se non si bada a tutto questo, e molti non ci badano, il film è ben tenuto in pugno dalla regista che sa certamente raccontare, a episodi. Certo dovrebbe seguire un corso di scrittura e nel frattempo giovarsi di autori diversi. Il film ha ottenuto un'accoglienza mediatica sproporzionata. Si è cercato di vendere un evento che evento non è. Pagine intere sui quotidiani maggiori. Alla Festa di Roma ha, come si dice, creato dibattito. Solo che il dibattito non è riuscito ad accendersi, come un cerino umido. È stato detto che la storia è troppo disperata, che propone l'immagine di una città e di un paese senza speranze. È vero, ed è il marchio della ditta Comencini. Difficile che dalle sorelle arrivino buone notizie. E poi qualcuno ha detto: Milano. È comodo attribuire alla città del denaro –la Borsa, le banche, il business in generale sono lì- il disastro materiale e morale di tutto. Però Milano è garante economico del paese. Forse è stata troppo maltrattata. Fa impressione un film italiano dove non si parla romano. Certo per Roma valeva una franchigia, anzi, molte franchigie. La capitale: città di felice e rutilante amministrazione, un po' ville lumière, un po’ expo del mondo e un po' Disneyland, soprattutto città di ministeri e finanziamenti. La regista, inseritissima, non poteva proprio toccare quell'establishment.


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