Ambientato a Ostia e dintorni, è, in chiave di cinema-verità, una fiction di cui sono interpreti veri giovani drogati (proletari, sottoproletari e piccoli borghesi) con le braccia trafitte di buchi e di lividi, le fantasie e pulsioni di morte, i comportamenti e le liturgie, il ribaldo vitellonismo, la pena e il disordine del vivere, la tetra allegria. Fu definito un film ?tagliato?, come si dice dell'eroina (o del vino), fatto di ?roba? buona (efficace) e di ?roba? meno buona, persino cattiva, come nel finale retorico e melodrammatico. Film postpasoliniano per l'ambientazione, l'onesto atteggiamento frontale, il linguaggio disadorno e lucido che nasce dal rispetto e suscita pena.
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